“U muccu”: da non confondere co’ “maccu”.

Districarsi tra le parole dialettali, è spesso difficile. In quanto dialettali, infatti, queste parole, non vengono organizzate in sistemi gerarchici, non vengono consolidate nel tempo e si modificano così come il tempo che passa le leviga.

Ed anche difficile anche capire la etimologia anche se spesso sono semplicemente trasformazioni letterarie e letterali di fatti.

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Polpette di

Polpette di “muccu”.

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Così per esempio il “macco” (maccu) è un condensato di fave che non poteva che meritarsi questo nome, “maccu”, per il fatto di essere denso e pastoso, “ammassato” ed “ammaccato” fino a diventare quel condimento di fave che è oggi una prelibatezza ed ieri, cibo da sopravvivenza.

Da dove venga invece la parola “muccu” è più difficile da definire. Con il “muccu” passiamo dal regno della Terra al regno del Mare. E qui in Sicilia, forse molto di più a Scicli, i due reami hanno sempre lottato per prendere il sopravvento l’uno sull’altro, senza che nessuno dei due sia il Signore Incontrastato: Scicli zona di mare ha però una altissima percentuale di “cibo di terra” di grande prestigio e bontà.

A dire il vero, la parola “muccu” che indica questo pesce ha una forte assonanza, anzi, è uguale alla parola “muccu” che identifica, sempre in siciliano, il muco del naso: un’immagine non proprio idilliaca, ma quello significa. E forse l’essere così poltiglia biancastra che scivola tra le mani, deve avere dato origine a questo nome che, come non tanti altri nomi siciliani, è comune nella stessa pronuncia in tutta l’Isola.

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Il “muccu”, quello marinaro, fa parte appunto del cibo di mare. Sono piccolissimi invertebrati che in lingua italiana si chiamano “gianchetti”, nome di derivazione ligure.

Sono anche chiamati “neonati” per essere proprio del pesce novello, generalmente della famiglia del pesce azzurro e pescati con determinate reti. La legge prevede la pesca solo del novellame di sardine per rispettare il processo di ripascimento marino.

U “muccu” in Sicilia è sinonimo di polpetta. Tutti i bambini, prima o poi, devono passare per la prova d’assaggio del “muccu” che le mamme spingono in bocca per “far manciari pisci o picciriddu”.

Anche in Osteria abbiamo preparato “u muccu”. Lo facciamo leggero, non con quella frittura pesante delle nostre mamme. Noi lo impastiamo, ne facciamo una polpettina, che scottiamo in piastra con un filo d’olio: diventa un boccone croccante, da antipasto o anche da contorno.

Lo serviamo caldo ma al punto giusto: non come le mamme che lo mettevano dalla padella al piatto ed appena in bocca, eri costretto a farlo saltare da una parte all’altra delle guance per non rimanere ustionato!

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Il

Il “muccu” impastato

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Lo mettiamo sulla piastra, per scottarlo dalle due parti, con un filo di olio exv. Lo sciacciamo per far farne una polpettina.

Lo mettiamo sulla piastra, per scottarlo dalle due parti, con un filo di olio exv. Lo sciacciamo per far farne una polpettina.